Luigi Cascioli

Ateismo attacca cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, e imposta con la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

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Documenti della prima metà del II Secolo

Esaminati i documenti del primo secolo, nei quali nulla si è trovato che si riferisca alla figura storica di Gesù, all'infuori di falsificazioni che non possono che confermare la sua inesistenza, passiamo ora a quelli della prima metà del II secolo.
Fu nella prima metà del II secolo che si conclusero i programmi delle due correnti, la guerriera e la spiritualista, che, dopo la separazione avvenuta in seguito alla guerra del 70, avevano perseguito separatamente ciascuna secondo il proprio programma.
Mentre la prima terminò il suo ciclo con la sconfitta del 135 che subì Bar Kokeba, ultimo Messia davidico, la seconda si aprì a nuovi concetti teologici basati sulla ricerca di una fede ragionata (gnosi) che avrebbe permesso all'uomo di risalire a Dio attraverso gl'insegnamenti di un Logos che, da atteso quale era stato per tutto il primo secolo, si era improvvisamente trasformato in un Salvatore che aveva già realizzato la sua missione redentrice sulla terra prendendo dell'uomo soltanto le apparenze.

I motivi per cui i teologi esseni giunsero a questa decisione sono due: primo, non avrebbero mai potuto ottenere un successo definitivo sulle masse se avessero continuato a opporsi al sincretismo pagano, basato su Soteres che si erano già realizzati, con l'astrattismo di un Messia che ancora doveva venire; secondo, si doveva porre termine all'attesa di un Messia che, non arrivando mai, cominciava a stancare gli esseni stessi.
Ma come giustificare al mondo la figura di un Messia già esistito se fino ad allora essi stessi avevano sostenuto che doveva ancora venire?
Ebbene, questo problema che potrebbe apparire insolubile alla ragione ed al buon senso, lo risolsero dando la colpa a essi stessi dicendo che se erano rimasti ad aspettarlo ciò era dipeso dal fatto che non lo avevano riconosciuto quando era venuto. E attribuendo la sconfitta della guerra del 70 ad una punizione inflittagli da Dio per aver commesso la colpa di non riconoscere il Messia che lui gli aveva inviato, confermarono il fatto invocando la profezia di Isaia che lo aveva preannunciato: <<Egli (il Messia), dopo essere passato tra gli uomini in maniera così umile e modesta nelle parvenze da non essere rimarcato da alcuno, seguirà i suoi carnefici silenzioso e docile come un agnello che viene condotto al mattatoio>>.
Ma prima di soffermarci a parlare di come fu costruita la vita terrena di questo Salvatore la cui esistenza veniva confermata esclusivamente da una profezia, è bene conoscere il concetto base della dottrina gnostica che ne fu la supportatrice.

<<Nel colto mondo intellettuale di Alessandria d'Egitto (città natale di Filone), durante il secondo secolo, il problema religioso è inserito nell'ambito di una matura esperienza filosofica e mistica. Allacciandosi al neoplatonismo, gli gnostici ritengono che il cosmo sia formato da una gerarchia di entità incorporee ( gli “eoni”) emanate da Dio, sempre meno perfette a mano a amano che si allontanano da lui, come la luce che progressivamente si attenua distanziandosi dalla sua fonte. L'ultimo eone, l'anima umana, venuto a contatto della materia, è stato sopraffatto da essa, è caduto nelle tenebre, è divenuto schiavo del male, del dolore, della morte. Questa situazione è quindi conseguenza di oblio e ignoranza della propria origine divina, e la gnosi è appunto il riprendere conoscenza di essa e aspirare al ritorno di essa, cioè alla perfezione di Dio (divinizzazione), momento di origine”.
Concedere all'uomo la possibilità del proprio riscatto è un gesto d'amore da parte di Dio, che egli compie inviando agli uomini il modello perfetto dell'uomo spirituale, l'Anthropos celeste. Questi, con l'esempio di se stesso e con la rivelazione delle verità dimenticate dall'uomo, rende l'uomo partecipe delle gnosi, cioè della conoscenza salvatrice”. (Craveri.op.cit. pag.476).

Come conseguenza, quindi, del fatto che la materia è all'origine di tutti i mali, il Messia degli gnostici aveva compiuto la sua missione di un predicatore essenzialmente spirituale che aveva preso dell'uomo soltanto le apparenze.
Per poter meglio comprendere questo concetto, riporto la spiegazione che dà il teologo Valentino per giustificare come sia stato possibile a Cristo di svolgere un'attività del tutto umana pur rimanendo purissimo spirito: << Il Salvatore, avendo tutto tollerato, divenendo padrone di se stesso, era giunto al punto di continenza che il cibo che mangiava non si corrompeva nell'interno del suo corpo perché in lui, quale puro spirito, non poteva essere corruzione di materia. Mangiava e beveva come un uomo ma in maniera particolarissima, non restituendo gli alimenti>>. (Tutta la teologia, e soprattutto quella cristiana, è un insieme di demenze e di follie che umiliano l'intelligenza umana!).
I vangeli gnostici, per lo più di origine sirio-egiziana, che furono scritti nei secoli che seguirono via che si svilupparono le varie correnti gnostiche, furono innumerevoli, ma siccome a noi c'interessano soltanto quelli da cui furono tratti i vangeli canonici, prenderemo in esame i più antichi, cioè quelli che uscirono nella prima metà del secondo secolo allorché si cercò di costruire la figura di questo Cristo attraverso la citazione di frasi e di sentenze che secondo gli gnostici erano state da lui dette durante il suo passaggio sulla terra, quel passaggio che, non essendo stato rimarcato da nessuno, aveva come unico supporto della sua esistenza la profezia di Isaia.

Le Logia o Loghia

Per dare credito alle varie asserzioni moraliste pronunciate da questo Salvatore durante il suo passaggio sulla terra, asserzioni tratte tutte da versetti della Bibbia o da quei concetti che gli esseni avevano assimilato dalle religioni pagane, come il discorso della montagna che era alla base della morale Mazdeista (Mitra), esse furono attribuite a cronisti che, in qualità di discepoli o di discepoli dei discepoli del Messia, vennero dichiarati testimoni diretti dei fatti.
Queste citazioni, tutte rispettanti i principi gnostici, quindi escludenti l'incanazione di Cristo, che S. Giustino scrittore cristiano del II secolo, definì “corte e laconiche”, alle quali fu dato il nome di Logia dal greco “logion” che significa sentenza, sono state ritrovate in frammenti di papiro scoperti a Ossirinco (Egitto) tra il 1897 e il 1903 (papiri di “Ossirinco” e papiro di “Egerton ”).
Datate intorno al 130-135, le Logia sono da considerarsi la sorgente, come sono state dichiarate con la parola Quelle (Q) che in tedesco significa appunto “sorgente”, di tutti gli scritti e i vangeli che in seguito furono riferiti alla vita di Gesù Cristo.
I primi libri che uscirono su ricopiatura di queste frasi attribuite al Signore furono il vangelo di Tommaso, di Filippo, della Verità, di Marco, di Matteo, un libricino intitolato “Detti e sentenze del Signore” di un certo Papia, vescovo di Geropoli in Frigia, e il vangelo di Marcione.

Vangeli di Tommaso, di Filippo e della Verità

A parte il vangelo della verità che “più che un vangelo è una dissertazione su di alcuni punti fondamantali della dottrina gnostica” (M.Craveri- Vangeli Gnostici. Einaudi. Pag.547), gli altri due si fa presto a definirli dicendo che sono una raccolta delle sentenze del Signore che cominciano tutte con: <<Il Signore disse: .....>>.
Craveri, attraverso un'analisi comparativa, ha dimostrato come i vangeli canonici siano la riproduzione più fedele delle 121 sentenze riportate dal vangelo di Tommaso, delle 127 del vangelo di Filippo, delle 47 del Vangelo della Verità e delle altre riportate dai vari papiri quali quelli di Osirinco, di Egerton, di Fayyun e di Berlino 11710.
Riportiamo alcuni esempi presi a caso di questi papiri per dimostrare come è da essi che derivano i vangeli canonici:
<<Il Signore disse: Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto>>. (Tommaso sentenza 101 ripresa da Matteo in VII. 7-8- e da Luca in XI 9-10)
<<Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero: Gli uomini di Cesare ci chiedono le tasse- Egli disse loro: Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio, e date a me ciò che è mio>> (Tomm. sent. 107 = Mc. XII 14-17; Mt. XX 16-12).
<<Gesù disse: La messe è grande davvero, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Sigmore perché mandi operai nella messe>>. (Tomm. sent. 80 = Mt. IX, 37-38; Lc.X, 2).
.<<Questo è il motivo per cui il Logos ha detto: Già la scure è posta alla radice degli alberi>>.(Filippo, sent.123 = Mt III,10).
<<I capi misero le mani su di lui per arrestarlo e consegnarlo alla folla, ma non potevano pigliarlo, perché non era venuta l'ora della sua consegna>>. (Papiro di Egerton 2 = Gv.. VIII 20).
<<Il Signore disse: Molti che sono i primi saranno gli ultimi>>.(Papiro di Ossirinco, sent. 1 = Mc. X,31; Mt. XIX,30; XX,16; Lc. XIII,30).
<<Il Signore disse: Tu vedi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello e non vedi la trave nel tuo>>. (Oss. 1; Mt. XII; 3,5; Lc; VI,41,42).
<<Dopo aver cenato, come di costume, il Signore disse: - Tutti in questa notte avrete occasione di caduta, secondo quello che è scritto: <<Io percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse>>.
E avendogli detto Pietro: -Anche se tutti, io no,- il signore rispose: - Prima che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte>>. (Papiro di Fayyun - Mc. XIV 26,30; Mt. XXVI 30,34).
<<Natanaele riconobbe, dicendo: Rabbi, Signore, tu sei il figlio di Dio!.
Il Rabbi gli rispose: Natanaele, cammina al sole!
Gli rispose Natanaele e disse: Rabbi, Signore, tu sei l'agnello di dio che toglie i peccati del mondo!>>. (Papiro di Berlino - Giov. I 49; I 29).
Delle 350 sentenze dei vangeli gnostici di Tommaso, Filippo, della Verità e delle altre contenute nei vari papiri, non ce n'è nessuna che non sia stata usata per costruire i vangeli canonici.
A questo punto, essendo venuti a conoscenza del fatto che i vangeli canonici sono stati costruiti su frasi e sentenze “brevi e laconiche riportate senza nessun ordine”, possiamo finalmente capire il motivo per il quale i fatti riferentisi alla vita di Cristo risultino nei quattro vangeli canonici così privi di quella successione che ci sarebbe dovuta essere se fossero stati riportati veramente da testimoni oculari come sostiene la Chiesa, e perché i primi tre risultino così uguali nelle espressioni da essere chiamati sinottici.

Vangeli di Marco e di Matteo (pseudo)

Per spiegare cosa significa la parola “pseudo” messa tra parentesi nel titolo, diciamo che la Chiesa, allorché fece la cernita dei documenti riguardanti la vita di Cristo, una cernita che tra conferme e ripensamenti si è protratta per secoli se consideriamo che l'Apocalisse rimase in discussione fino al VI secolo, dopo aver scelto come canonici i quattro che più gli convenivano, dichiarò tutti gli altri non validi dandogli il nome di “apocrifi”, se rappresentati da un solo esemplare, e di “pseudo” se invece di esemplari dello stesso documento ce n'erano due, come nel caso del vangeli canonici che, essendo rappresentati tutti e quattro da una duplice copia, avranno rispettivamente uno paseudo.
Ma lasciando stare gli pseudo che si riferiscono a Luca e a Giovanni che oltre ad essere troppo lungo spiegarne le origini è anche di non importanza determinate al nostro scopo che è quello di stabilire la data dei canonici, prendiamo in esame soltanto lo psedo Marco e lo Pseudo Matteo.
Un'altra raccolta di sentenze, oltre quelle già considerate nei vangeli di Tommaso, Filippo ecc.,fu riunita in due libricini che furono attribuiti a due personaggi completamente ignorati dalla storia, Marco e Matteo, che la Chiesa ha dichiarato essere stati discepoli di Gesù.
Che questi due vangeli siano usciti tra il 135 e il 150 ci viene dal fatto che i relatori di entrambi dimostrano di essere a conoscenza della distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 135 e che sono nominati da Papia, vescovo di Geropoli intorno al 150, il quale così li definisce:
<<Marco, interprete di Pietro, redasse esattamente ma senza ordine ciò che ricordava delle parole del Signore>>.
<< Matteo riunì in ebraico le sentenze del Signore e ciascuno le tradusse come poteva>>.
Quale dei due pseudo vangeli sia stato scritto prima non si può sapere con certezza anche se è convinzione generale che quello di Marco sia stato il precedente.
<<Quale dei due è stato scritto prima dell'altro? Quasi tutti sono d'accordo ad attribuire la precedenza a quello di Marco per il fatto che tutti gli altri lo citano o lo ricopiano. In realtà, tenuto conto degli arrangiamenti ulteriori, questa prova non può essere considerata decisiva. Ma poco comunque importa dal momento lo scarto fra i due è assolutamente minimo>>. (Guy Fau. op.cit.pag. 89).
Infatti quello che c'interessa di questi due libricini è il poter trarre da essi le prove dimostranti che i vangeli canonici a loro attribuiti non sono stati scritti negli anni 40-50 (Matteo) e negli anni 60-65 (Marco) come la Chiesa sostiene, ma soltanto dopo il 150, e non da testimoni presenti ai fatti ma da falsificatori che, come vedremo nel capitolo dei vangeli canonici, nulla avevano a che vedere con il mondo ebraico e tanto meno con la Palestina.

Vangelo di Papia.

Questo vangelo, scritto da Papia, vescovo di Geropoli, fu presentato da lui personalmente nel 135 alla comunità essena di Roma sotto il titolo di “Detti e Sentenze del Signore”, ma non ebbe una favorevole accoglienza perché riconosciuto, come scrive S. Eusebio, “poco intelligente nelle sue espressioni”, espressioni che, se risultano sciocche ed assurde sul piano concettuale, assumono invece una grande importanza su quello storico perché ci fanno capire quanto la figura di Cristo fosse ancora così teorica ed astratta nella prima metà del II secolo.
Prendendo spunto dal passo dell'Apocalisse (22.2) nel quale si dice che “in mezzo alla piazza di Gerusalemme si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese “, Papia trasse così una delle sentenze riportate nel suo vangelo: <<Il Signore disse che presto ci saranno vigne di 10.000 tralci che porteranno ciascuno 10.000 ramificazioni aventi ognuna 10.000 grappoli formanti ciascuno 10.000 acini e ogni grappolo produrrà 10.000 litri>>.
La frase, anche se non merita commento per la sua idiozia, assume comunque una estrema importanza se si considera che colui che ci parla così di Gesù è un ecclesiastico che ricopre la carica di vescovo presso la comunità di Geropoli in Frigia (Asia Minore culla dell'essenismo spiritualista gnostico). Se non dovesse essere sufficiente la demenza di questa sentenza per dimostrare quanto fosse ancora sconosciuta l'incarnazione di Cristo, allora aggiungeremo che Papia, stando a quanto afferma lo storico cristiano Mons. Duchesne nel suo libro “Storia della Chiesa” (cap.I, pag 143, Ed. Paris 1910), disconoscendo ogni morte sulla croce, sosteneva ancora nel suo vangelo che Gesù era deceduto in “età avanzata”.
<< Naturalmente, come tutti gli altri redattori di quel tempo che per dare credito ai lo scritti li attribuivano a personaggi che venivano dichiarati testimoni diretto o indiretti della vita di Cristo, anche Papia fece lo stesso affermando che ciò che aveva riportato sul suo libricino lo aveva sentito raccontare da persone anziane che a loro volta le avevano apprese direttamente dal discepolo Giovanni, come risulta da S.Ireneo - (Haeresiae Cap. V 33-3) >> ( Las Vergnas, op.cit. pag. 45).
Povero Giovanni, chissà come si rivolterebbe nella tomba se venisse a sapere di tutte le fesserie che la Chiesa ha scritto sotto il suo nome!

Vangelo di Marcione

Questo libro è il primo racconto coordinato della vita di Cristo. Scritto da Marcione, filosofo gnostico di Sinope sul mar Nero (Siria), fu portato da lui stesso nel 140 presso la comunità di Roma che, anche se formata da elementi culturalmente tra i meno sviluppati dell'epoca, andava prendendo sempre importanza per il carisma che le veniva dal fatto di essere nella capitale dell'Impero. Accolto inizialmente con successo, dopo quattro anni soltanto fu respinto dalla stessa comunità perché ritenuto eretico, cioè contrario all'umanizzazione di Cristo della quale nel giro di pochi anni ne era divenuta sostenitrice. (Non dimentichiamoci che Marcione portò alla comunità di Roma, insieme al suo vangelo, anche 200.000 sesterzi. La Chiesa sostiene che gli furono restituiti al momento dell'espulsione. Sarà vero? <<Conoscendo l'avidità del clero, a qualsiasi religione appartenga, sono portato a dubitare fortemente di questa restituzione>> (Guy Fau).
Anche se è stato distrutto, e possiamo ben immaginare da chi, questo vangelo è stato in buona parte ricostruito nei suoi punti più importanti attraverso le citazioni dei suoi passi che gli autori cristiani, sostenitori dell'incarnazione, riportarono nei loro libri per confutare le teorie gnostiche che conteneva, cioè quelle teorie che sostenendo un Salvatore essenzialmente spirituale ne negavano l'incarnazione.
I motivi per i quali il vangelo di Marcione assume una particolare importanza nello studio della cristologia, sono due:
a) È attraverso la sua accettazione da parte della comunità di Roma nel 140 e la sua conseguente respinta avvenuta nel 144, che possiamo determinare con grande approssimazione gli anni in cui avvenne la separazione tra gli esseni di origine ebraica e gli esseni di origine pagana causata dall'introduzione dell'Eucaristia.
b) Il vangelo di Marcione fu il primo a riportare un racconto coordinato della vita di Cristo con tanto di riferimenti storici e geografici che fino ad allora non erano apparsi in nessuno di tutti gli altri scritti che invece si erano limitati a citare di lui soltanto detti e sentenze. Sarà poi su questi riferimenti storico-geografici riportati da Marcione che verranno costruiti i quattro vangeli canonici.
La ricostruzione del vangelo di Marcione, fatta prima da Harnack e poi da Cuchoud (Gesù, il dio fatto uomo- pag. 63 e segg.). possiamo così riassumerla nell'essenziale dicendo che esso cominciava: <<Nel quindicesimo anno del regno di Tiberio (cioè nell'anno 30) ai tempi del procuratore Ponsio Pilato e Caifa Sommo Sacerdote, il Salvatore figlio di Dio, discese dal cielo su Cafarnao, città della Galilea, per cominciare da lì le sue predicazioni>>.
Su quali basi Marcione determinò l'anno 30 come inizio delle prediche e Cafanao in Galilea come luogo nel quale esse cominciarono? No dimentichiamo che Marcione era un ebreo e che, come tale, era uno sostenitore di quelle argomentazioni che gli gnostici avevano tratto dalla Bibbia per determinare il periodo nel quale il Messia era passato tra gli uomini senza essere riconosciuto: se la sconfitta del 70 era stata una punizione inflitta da Dio al popolo ebraico per non aver riconosciuto il Salvatore e Dio aveva atteso 40 anni prima di punirli, come veniva affermato dalla profezia di Giacobbe, facendo 70-40, la data non poteva essere che quella del trenta. Per ciò che riguarda poi il luogo, se Marcione scrisse che era Cafarnao ciò dipese da fatto che egli si attenne a quella tradizione popolare che si riferiva a quel Giovanni di Gamala che in qualità di Messia aveva infatti cominciato le prediche partendo dalla Galilea.
Come conseguenza, una volta stabilita la data, venne da se che fossero riportati nel vangelo i personaggi di quell'epoca, quali Ponsio Pilato, governatore della Giudea, Caifa Sommo Sacerdote e Tiberio imperatore regnante.

Che il Cristo di Marcione sia un Cristo senza nascita che si presenta sulla terra in età già adulta prendendo dell'uomo soltanto le apparenze, ci viene confermato da Tertulliano, apologista cristiano, il quale nelle sue confutazioni contro Marcione riporta un passo del suo vangelo nel quale si faceva dire allo stesso Cristo di non avere una nascita terrestre: <<Ipse contestantur se non esse natum. Tentaverunt per mentionem matris et fratrum, ut scirent natusque esset an non>>. (Poiché egli stesso (Cristo) negava di essere nato, lo tentarono nominandogli sua madre e i suoi fratelli). Ma lui conferma la sua natura essenzialmente spirituale rispondendo: <Io non ho madre, io non ho fratelli>>
Questo passo nel quale viene riportato un Cristo che nega di avere una madre e dei fratelli per dimostrare che la sua origine non è terrena, se trova giustificazione in un vangelo gnostico quale quello di Marcione, diventa una contraddizione nei vangeli materialistici canonici nei quali fu sconsideratamente riportato (ricopiato) dai redattori di Marco (Mc. III,33), Matteo (XII,48) e Luca (VIII,21).
Per Marcione Gesù non poteva essere nato secondo la carne perché sarebbe stato vergognoso per un Dio confondersi con la materia.
<<Gesù ha preso una somiglianza d'uomo perché se fosse divenuto veramente uomo avrebbe cessato di essere un dio>>, afferma Marcione nel suo vangelo secondo Crisostomo che ne riporta la frase nella sua lettera ai Filippesi. (II,7).
Un altro argomento che rende interessantissimo il vangelo di Marcione per dimostrare che tutta la storia della crocifissione è un'invenzione della metà del II secolo, ci viene dal fatto che essa era completamente sconosciuta fino al 144, dal momento che egli è il primo a parlarne ma in una forma del tutto immaginaria e sovrannaturale: <<Marcione è il primo che parla di crocifissione, anche se la sua è una crocifissione più simbolica che reale perché voluta dagli Arconti (demoni appartenenti alla teoria gnostica) che la operarono servendosi delle autorità di Gerusalemme, tanto che la sua morte fu solo apparente perché il suo corpo non era di carne>>. (Gay Fu. op.cit. pag. 81).

Siamo nel 144 e Gesù nella sua figura di essere celeste che discende sulla terra in età già adulta, senza padre né madre, che muore per opera degli Arconti, ma in maniera soltanto apparente, ancora non ha nulla di quel Cristo che in seguito si farà nascere da una donna e si farà morire sulla croce quale dio incarnato.