Luigi Cascioli

Ateismo attacca cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, e imposta con la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

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Processi

Don Enrico Righi, parroco di Bagnoregio (VT) è stato iscritto nel registro degli indagati

Commento all'iscrizione di Don Enrico Righi nel registro degli indagati

La latitanza é finita. Il fuggiasco ( barjona ) è catturato. La Chiesa , nella persona di Don Rnrico Righi, é stata finalmente iscritta nel “ registro degli indagati ”. Il processo é cominciato e andrà avanti fino in fondo anche se gli ostacoli da superare, come è prevedibile, saranno ancora tanti.

Sono passati 18 mesi da quel 13 sett. 2002 nel quale depositai la denuncia-querela contro la Chiesa nella persona di Don. Enrico Righi, parroco di Bagnoregio, per abuso della credulità popolare (Art. 661 C .P.) e sostituzione di persona (Art.494 C.P.) portando a sostegno delle accuse le prove contenute ne “ La Favola di Cristo”, il libro che fui costretto a stampare a mie spese perché nessuno degli editori interpellati accettò di pubblicarlo per la viltà che gli veniva dal timore di mettersi contro l'imperialismo clericale.

Un anno e mezzo di contatto diretto con il complesso mondo religioso che mi ha fatto comprendere quanto, in 2000 anni di repressione intellettuale e spirituale, l'oscurantismo del cristianesimo sia riuscita a ridurre la stragrande maggioranza degli italiani, a qualsiasi categoria o ideologia essi appartengano, a degli irresponsabili supportatori della sua impostura: i credenti, quali alienati seguaci di una fede irrazionale imposta dal plagio, i non credenti, quali incoerenti sostenitori di un ateismo farisaico usato essenzialmente per scopi politici e ambizioni personali, e gl'indifferenti, quali stolti tolleranti di una propaganda religiosa quotidianamente propinata dai massmedia, a loro volta soggiogati, come tutte le altre istituzioni, dalle imposizioni della Chiesa, di questa “corrutrice eterna” che con la sua morale involutiva ha reso l'Italia prima nelle statistiche negative e ultima nelle positive.

Soltanto in seguito all'intervento del Procuratore Capo del Tribunale di Perugia da cui dipende la magistratura di Viterbo per ciò che riguarda le scorrettezze giudiziarie, che il querelato è stato riconosciuto nella persona di don Enrico Righi, parroco di Bagnoregio, dallo stesso Pubblico Ministero Renzo Petroselli che per ben due volte, nelle precedenti procedure, lo aveva dichiarato ignoto. (Vedi “PROCESSO” nelle date 8 maggio e 28 nov. 2003 ).

Ottenuto così il reinserimento della denuncia nella procedura processuale, attualmente sono in attesa della decisione del Pubblico Ministero che dovrà stabilire se la querela è da prendersi in considerazione oppure ancora archiviata.

L'essere riuscito a far iscrivere un prete sul registro degli indagati per reati da codice penale commessi nello svolgimento delle sue funzioni religiose, anche se rappresenta un enorme successo, non impedisce comunque di avere ancora dei dubbi sul proseguo di questa vicenda giudiziaria.

Costretto, come lo è stato precedentemente, a seguire i dettami dell'autorità religiosa anziché l'etica professionale, il Pubblico Ministero Renzo Petroselli, prenderà questa volta seriamente in considerazione la querela esprimendo il suo parere con argomentazioni valide e legali che permetteranno di giungere ad una sentenza imparziale e serena, oppure ricorrerà ancora a quegli escamottages di cui ha bisogno la Chiesa per eludere le accuse che le sono state rivolte nella persona di un suo rappresentante?

Eliminata la scappatoia dell'anonimato ( ignoto ) con il riconoscimento del querelato nella persona di don Enrico Righi, rimangono ancora gli altri due sotterfugi a cui avevano precedentemente fatto ricorso sia il Pubblico Ministero Renzo Petroselli che il GIP Gaetano Mautone per giustificare le loro richieste di archiviazione:

a) mancanza dei presupposti nella querela per sostenere i reati di cui agli artt. 661 e 494.

b) impossibilità di effettuare un accertamento storico della figura di Cristo perché non appare suscettibile, a causa delle secolari dispute teologiche e storiche, di approfondimenti istruttori in sede penale e mal si presta ad essere scientificamente provata nelle aule di un tribunale .

Oseranno ricorrere ancora i magistrati a queste due motivazioni per respingere la mia querela anche se sono state entrambe ampiamente già confutati dall'avv. Mauro Fonzo nella denuncia presentata al Tribunale di Viterbo e nell'esposto inviato il 24 marzo 2004 al Procuratore Capo del Tribunale di Perugia?

Escluse le dispute teologiche a cui si riferisce il Giudice Gaetano Mautone, che per il loro astrattismo sono io il primo a riconoscere inutili e inconcludenti in qualsiasi luogo vengano sostenute, perché non si possono affrontare quelle storiche nelle aule di un tribunale quando le argomentazioni portate nella mia denuncia sono reali e tangibili e quindi controllabili dalla ragione e dal buon senso?

Io non ho denunciato don Enrico perché ha sostenuto l'esistenza di un dio teologico, ma esclusivamente perché ha affermato l'esistenza storica di un personaggio la cui figura, mai esistita, è stata fraudolentemente mutuato su quella di un certo Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo appartenente alla famiglia degli Asmonei e discendente della stirpe di Davide come risulta non da deduzioni teoriche (teologiche) ma da una documentazione reale e concreta come si conviene che sia affinché possa essere dibattuta in un procedimento giudiziario laico.

Anche se l'intervento del Procuratore Capo del Tribunale di Perugia mi ha ridato una forte fiducia nella giustizia italiana, non posso comunque nascondere un certo presentimento che mi porta a guardare verso quel Tribunale di Strasburgo costituito per garantire i diritti degli uomini quale, primo fra questi, quello di essere considerati tutti uguali di fronte alla legge.

Mio dovere sarà comunque d'informare il mondo su tutti gli sviluppi del processo, negativi o positivi che fossero, quel mondo soprattutto straniero che dimostra di seguirmi in questa battaglia attraverso un crescente interesse che fatto raggiungere al mio sito la cifra di 320.000 visite nel mese di aprile.

Ad majora!

Luigi Cascioli.


Questo telegramma inviato da Marcello Craveri, uno dei più grandi cristologi viventi, a Luigi Cascioli dopo aver letto il libro “ La Favola di Cristo”, non dovrebbe essere di per se già una prova più che sufficiente per convincere un giudice a prendere in seria considerazione le prove portate nella querela dimostranti la non esistenza storica di Gesù detto il Cristo?

Gentile L. Cascioli,

stiamo leggendo con piacere il suo libro (peccato che ci vuole lalente d'ingrandimento per colpa delle lettere minuscole), finalmante qualcuno dubita e dimostra inconfutabilmente la non esistenza di Gesù. Inventare questa figura è stata una delle invenzioni più comode, convenienti e soprattutto redditizie del mondo.

Dà un grande senso di lebertà e indipendenza non esere influenzati da nessun tipo di religione e usare solo la propria capacità per affrontare i problemi.

Complimenti per il suo lavoro.

Augurandovi di poter continuare questa importante battaglia..

Cordiali saluti. Marcello Craveri, Katalin Craveri

 

LETTERA APERTA A DON ENRICO RIGHI

Caro don Enrico,

come ho già più volte detto, torno a ripetere che io non ho nulla contro di te avendoti sempre considerato una persona umanamente degna di ogni stima. Avendo studiato nello stesso seminario di Bagnoregio, conosco sin dall'nfanzia la tua irreprensibilità morale e il tuo impegno a compiere il dovere. Più anziano di me, tu frequentavi il primo ginnasio quando io entrai in prima media. Due seminaristi che la tonaca nera, il colletto bianco, il cappello da prete e la fascia rossa ai fianchi rendevano soltanto in apparenza uguali, perché mentre tu accettavi senza sottoporre alla ragione gli insegnamenti religiosi che ci venivano impartiti, quegli insegnamenti che ti hanno maturato per ricevere gli ordini, io reagivo ad essi in un continuo di domande e di contestazioni che portò il vicerettore don Filippo a chiamarmi Lutero. Credere o non credere dipende dall'uso che facciamo della nostra intelligenza, dal modo di accettare o respingere quelle affermazioni che ci vengono propinate come vere pur non essendo dimostrabili. L'ateismo è uno stato d'essere naturale, la religiosità è una condizione acquisita. Ma non è per discutere se Dio esiste o non esiste che ti ho portato davanti a un tribunale sapendo bene che come sarebbe per te impossibile dimostrare la sua esistenza, altrettanto, di conseguenza, sarebbe per me impossibile dimostrare l'inesistenza dell'inesistente, cioè la sua non esistenza. La mia contestazione alle verità che tu affermi è di natura umana, prettamente razionale e non teologico-fideista. Io non mi riverisco a Gesù come figlio di Dio, alla sua figura trascendentale sostenuta dalla fede, ma a quella dell'uomo verificabile dalla ragione che tu sostieni presentando un ben preciso certificato anagrafico che lo dichiara nato a Betlemme, figlio di Maria e di Giuseppe, vissuto a Nazaret, di mestiere falegname e morto nell'anno 33 sotto Ponzio Pilato. Tu, nella determinazione a difendere la tua verità, un giorno che c'incontrammo dopo la deposizione della querela, mi dicesti che ero soltanto un pazzo che cercava la notorietà. Ebbene, per dimostrarti che non è per vanità che ho intentato questo processo ma soltanto per quel bisogno intimo caratteriale che mi ha portato sempre a combattere le mezogne, io mi dichiaro disposto a ritirare subito la denuncia (e su questo sono sicuro che non ci sarebbero opposizioni da parte della giustizia) e a prostrarmi davani a te per chiedere pubblicamente, nella forma più umile e pentita, il tuo perdono se tu mi porterai una prova, una soltanto, che Gesù è un personaggio storico. Come vedi, oltre che a umiliare la mia arroganza, ti do anche la possibilità di far conoscere al mondo la tua verità, quella verità che darebbe fine, una volta per tutte, alle secolari contestazioni sull'incarnazione di Gesù, detto il Cristo.

In attesa, affettuosamente ti saluto.

Luigi Cascioli.